THE MARKGENERATION

La scena surf #madeinadriatic a cura di Gian Maria Cecchetti

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E’ questo gruppo di persone che nei suoi momenti di gloria, nei suoi limiti e nelle sue fughe ha fatto parte della generazione “romantica”, quella che tra la fine degli anni 80 e l’inizio dei 90’ ha letteralmente sognato il surf sulla costa del Conero dando origine alla scena che conosciamo oggi. E anche in costa EST come nel resto del mondo Occidentale il surf diventa strumento attraverso il quale ci si pone all’esterno della cultura dominante, mentre la tavola assurge a simbolo che vede riunito intorno a sé chi preferisce vivere ai margini della società piuttosto che integrarsi ad essa. La scena della provincia di Ancona vive oggi la sua età dell’oro, da disciplina coerentemente radicata nel suo mondo, espressione della cultura di un popolo internazionale, che vede nella figura di Gianluca Marcacci, per tutti MarkG, l’icona fiammeggiante e leggendaria dello shaper a volte ruvido e schivo che è riuscito negli anni a fare della sua passione un vero e proprio mestiere in un area geografica quasi dimenticata dal dio del mare.

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Nato e cresciuto nella periferia a nord di Ancona, Gianluca si avvicina al mondo delle tavole già in gioventù, durante la quale da praticante di wind-surf inizia i suoi primi lavori “manuali”. Era il lontano 1993, quando afferrò per la prima volta nella sua vita una pialla per dedicarsi a riparazioni su tavole wave da wind-surf. Ha inizio così per Mark il periodo, durato circa 10 anni, della sperimentazione in cui l’esigenza reale di avere tavole da provare in mare lo conduce alla creazione dei primi legni, ispirati dalle forme dei 70’s, reinterpretati il più possibile per ottenere linee d’acqua funzionali alle onde dell’Adriatico e a lui stesso, che nel frattempo era passato dalla vela al surf da onda. Dai primi modelli di longboard classici costruiti per uso personale, esibiti nei giorni di onde lungo il litorale, all’ apertura ufficiale dell’attività (dicembre 2013) passò davvero poco tempo.

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“Un po per la rinascita del longboard, quello classico, un po per l’enorme abisso di performance rispetto alle tavole commerciali, concepite per onde che non ci appartengono, iniziarono ad essere molte le persone che tra una session e l’altra iniziavano a chiedermi informazioni” – Racconta Mark. “Devo ringraziare il mio primo gruppo di “riders”, gli amici di una vita, per tutte le conferme e le critiche che per uno shaper sono una ricchezza. Il fatto di essere qui a parlare delle mie tavole, a distanza di cinque anni, lo devo a tutti loro, anche perchè all’inizio anche se la manualità non mi è mai mancata, è stato come vivere all’età della pietra, in cui dovevi inventare tutto e le poche informazioni che arrivavano da fuori non bastavano. Posso dire che tra le persone da cui ho imparato qualcosa c’è Roberto Bacheretti che conobbi prima del 2013, con lui lo scambio reciproco di idee è tutt’ora esistente. Sono sempre stato a favore delle aperture con il mondo fuori del mio laboratorio, allacciare rapporti con colleghi nazionali e internazionali ha rappresentato un motivo di crescita professionale ed umana.”

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Nel suo primo quinquennio di attività Gianluca ha sempre cercato di promuovere un tipo di shape retrò che fosse performante anche nelle onde di casa nostra, non di certo potenti, scontrandosi a volte con il problema dei surfisti Italiani radicati nel mondo delle tavole iper-performanti. “Sono sempre rimasto fedele al mio credo e alla mia etica professionale, non ho mai amato favoleggiare sul mio modo di pensare il surf, ritengo tuttavia di costruire tavole veloci e facili da gestire”. Il recente successo di fish ‘70s e long nose-rider classici stanno dando ragione a MarkG e agli altri produttori di tavole custom come DRANK e Ola in Toscana. Sostenitore della combinazione foam-poliestere, per costi e durata, Gianluca ha da sempre favorito la “qualità” facendo poche tavole rifinite a regola d’arte su misura per il cliente, con processi di lavorazione che solo gli anni di esperienza gli consentono di gestire.

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Siamo passati da Mark una sera di fine estate, a cena con lui c’erano 3 generazioni di riders “figli dell’est” uniti dalla passione per questo sport e la sua cultura, insieme rappresentano i cosiddetti “soul surfers”: rispetto per la natura e il mare, senso del viaggio, vita da “nomadi”, ricerca della perfezione, importanza del sogno. “Dopo quarant’anni facciamo ancora le stesse cose” parla Paolo, “ aspettiamo le onde, perchè nell’attesa risiede il vero spirito della nostra comunità”. In questi anni i rider non sono più solitari e pauperistici come i primi, ora c’è la moda, che era cominciata con la camicia hawaiana, ma che ora mette insieme un intero armamentario della tribù surf e ne vanno matti anche i ragazzi che fanno le vasche in centro: l’infradito originale, la muta griffata, l’occhiale-solo-quello, e poi scarpe, maglie, cappelli, pantaloncini. Per i puristi il surf ha una smaccata dimensione spirituale dove la gente mantiene un legame intimo con il mare e se vieni da un posto dove le onde sono solo un’eccezione quel legame diventa ancora più importante.

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L’ espressione Hawaiana He’ e Nalu, vuol dire “dentro l’onda”, ma anche “scorrere come l’acqua”, “passare dallo stato solido a quello liquido”. Trascendere insomma. Nella sua accezione verbale, he’ e Nalu significa anche “cercare la verità”, “riflettere”, “parlare di sé”.

“Surfare è una preghiera liquida”

A cura di Gian Maria Cecchetti