Namibia Days

Roberto D'Amico e Eugenio Barcelloni ci raccontano la loro avventura in Namibia

Namibia Days

Dopo diversi tentativi, finalmente, siamo riusciti a rintracciare Roberto D’Amico e Eugenio Barcelloni per realizzare questa intervista esclusiva per scoprire qualcosa di più su una delle loro più incredibili avventure.

Ciao ragazzi! Recentemente abbiamo saputo che dopo diversi tentativi siete riusciti a realizzare un viaggio davvero interessante. Surfare per la prima volta la lunga sinistra in Namibia che da anni ormai fa sognare migliaia di surfisti. Oggi vorremmo farvi qualche domanda per scoprire qualcosa di più su questa onda e sul vostro incredibile viaggio.

Roberto D'Amico Eugenio Barcelloni Namibia Skeleton Bay intervista

Sapete dirci quale è il vero nome di questa onda e perché è stata chiamata con quel nome?

Il vero nome dell’onda è Skaleton Bay, una volta sul posto non è molto difficile capire il perché. Oltre i famosi scheletri delle vecchie navi che fuoriescono in base alle forti raffiche e direzioni di vento abbiamo trovato scheletri di diverse specie animali.

È un onda per tutti i surfisti o solo per i più esperti?

Roby – È Un’onda per i più esperti, a parte la forma fisica bisogna avere una gran tecnica e controllo nel tubo. È sicuramente l’onda più veloce che io abbia mai surfato.

Eugenio – È sicuramente un’onda molto impegnativa, ci vuole un’ottima forma fisica visto che c’è molta corrente. In alcune sezione c’è veramente poca acqua per quello l’onda diventa così concava.

dji_0016Roberto D'Amico Eugenio Barcelloni Namibia Skeleton Bay intervista

Roberto D'Amico Eugenio Barcelloni Namibia Skeleton Bay intervista

Quali sono state le difficoltà del viaggio? Quali i pericoli?

Le difficoltà maggiori sono state prima del viaggio, nel prendere la decisioni di affrontare questa missione. Le ore di volo sono davvero tante, le ore di macchina altrettanto. Siamo stati in un luogo in cui ogni persona prima del viaggio ci ha dato un parere diverso, Matteo Fioravanti era stato alla swell prima della nostra ed ha potuto consigliarci su molto. Noi abbiamo deciso di volare sull’aeroporto più lontano dalla costa per viverci la vera e propria Africa, diciamo che una soluzione più complicata, road tripping a parte sarebbe stato molto difficile trovarla! Proprio questo ha reso il trip unico, pauroso ed eccitante.

Roberto D'Amico Eugenio Barcelloni Namibia Skeleton Bay intervista

Roby, raccontaci la tua prima onda e la  migliore onde in backside:

EHEHEH qui mi viene da ridere, vero Eugenio? Il primo giorno essendo il peggiore abbiamo deciso di entrare in acqua senza GoPro per capire un po come funzionassero le lunghe sinistre. La mia migliore è stata proprio una delle prima del giorno. Ogni volta che arrivava un set l’adrenalina saliva, il fetch dell’onda è davvero lungo, durante il take off guardando alla tua sinistra vedi autostrade lunghe KM. Una volta che sei dentro sembra di volare, l’onda si srotola ad una velocità incredibile, costeggiandola con la nostra auto andava più o meno a 45km orari, non del tutto precisa, deve essere attento e calcolare qualsiasi piccolo movimento. Una volta presa la giusta linea, vai vai vai vai….. credi non termini mai, credi non ti lasci mai andare, cerchi sempre l’uscita ma quello che vorresti è solamente rimanere in quel cilindro… Molte onde ti fai queste corse infinite senza uscire, altre invece come in caso quella del primo giorno è stata una di quelle che mi ha regalato un bel soffio uscendone senza mangiarmi kg di sabbia 😀

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Eugenio, raccontaci la tua prima onda e la migliore onda in frontside:

L’onda migliore del viaggio per me è stata durante il secondo giorno di swell. Correndo sulla spiaggia mi rendo conto che il mare stava regalando diverse caverne fantastiche, avevo appena acceso la GoPro, mi trovavo in cima al picco. Appena faccio il take off mi infilo dentro, ero in ritardo era l’unico modo per riuscire a superare la prima sezione, quella più sporca, subito dopo mi ritrovo dentro un’altra sezione molto più grande con tanta velocità, con una pompata la supero e mi ritrovo dentro un’altra che dopo varie pompate mi fa uscire con lo sbuffo. Intanto Miguel Blanco che ci aveva raggiunto per la mareggiata stava proprio remando quell’onda, si ferma appena mi vede uscire, l’onda continua e via in un’altra lunga sezione che però alla fine mi butta giù. La particolarità di quest’onda è che si può essere molto profondi nel tubo per tanto tempo, e se non ti fermi mai di pompare con la linea giusta esci e poi arriva un’altra sezione.

Tavola che avete usato durante la migliore session e perché:

Roby – Ho usato le tavole che uso in Italia per le nostre onde, 5.11 / 6.0 È un’onda che non ha bisogno di molta tavola, nemmeno molto rocker. Basta che tenga la velocità ed abbia un buon volume sotto il petto per anticipare il velocissimo take off. Più corta è e più velocemente riesci a muoverti nello strettissimo pocket dell’onda.

Eugenio – Un point break di sabbia non ha bisogno di una tavola lunga, bensì corta e spessa con un bel pin tail. Su queste tipo di onde molto lunghe adoro il quad. Quindi avevo il mio quad 5’11 con un double concave molto accentuato. La prossima volta penso di usare anche una tavola più corta.

Che consiglio dareste a chi vorrebbe avventurarsi in questo viaggio?

Roby – Non lo chiamerei viaggio ma vera e propria avventura, preparati a molti imprevisti, al freddo, alla paura degli squali, a tanti km, all’enorme investimento, alla ricerca infinita per magari trovare l’onda che ti fa dimenticare di tutto ciò 😉

Eugenio – Una vera è propria avventura, non è il solito surf trip. Passavamo tante ore nel deserto a guidare, guardavo le previsioni ogni ora per capire bene la swell, bisogna essere molto preparati. Non sembra ma in acqua fa veramente freddo, il vento gelido off shore che soffia durante il pomeriggio ti taglia le gambe quando sei sul bagnasciuga e vuoi tornare sul picco.

Avete un vostro aneddoto da raccontarci dopo questa esperienza?

Roby – MMM Ce ne sono davvero molti… Uno dei più divertenti è forse una foca che non lasciava stare Eugenio, stavamo stufando soli al tramonto, oltre a pinne gigantesche ( fortunatamente delfini ) ma che a prima impressione ci hanno davvero spaventato. Qualcosa tocca il piede di Eugenio, non sapendo cosa fosse io vedo spuntare accanto a lui una foca che non aveva intenzione di lasciarlo stare ahahahaha

Eugenio – Confermo l’ultimo giorno c’era poca gente e l’oceano sembrava ancora più vivo, più selvaggio. Foche incuriosite che ci sfioravano e grandi delfini che da lontano mi sembravano orche.

Uscirà un video di questo vostro viaggio? 

Roby – Ci stiamo ancora pensando, le immagini di quell’onda sono tante oramai e secondo me per uscire con un video abbiamo bisogno di tornarci e filmare di più. La prima volta credo la sia stata per tutti quanti, è un’onda che devi conoscere con il tempo, solo acquisita la giusta esperienza potrai surfarla al meglio.

Eugenio – Sicuramente ci torneremo per surfare un’altra swell epicha, magari più grossa e per girare un vero e propio video! Ma molto probabilmente una clip sul nostro viaggio uscirà, quindi, stay tuned!